CONTRO LA PLASTICA NEI MARI E NEGLI OCEANI METTIAMO IN CAMPO BUONE PRATICHE E TECNOLOGIE EFFICIENTI.
I mari del mondo sono sempre più sommersi dalla plastica e il Mediterraneo, casa del 7,5 per cento delle specie marine conosciute, è una delle aree più colpite: per l’Unep, (il programma ambientale delle Nazioni Unite) sui suoi fondali si troverebbero fino a 100.000 frammenti di varie dimensioni di questo materiale per kmq. Tra i motivi: una cattiva raccolta e gestione dei rifiuti, le attività produttive, il turismo balneare, le attività portuali e i comportamenti noncuranti di ancora troppe persone.
Tra queste, le più insidiose sono le microplastiche, frammenti del diametro inferiore ai 5 mm: sempre più diffuse, si attaccano alle alghe e vengono ingerite dai pesci che le scambiano per cibo. Da lì possono poi raggiungere i nostri piatti. Il Seabin, posizionato in un porto, marina o circolo a ridosso in un punto di accumulo, ovvero dove venti e correnti tengono a far convergere i rifiuti galleggianti, viene immerso nell’acqua con la parte superiore del dispositivo al livello della superficie.
Grazie all’azione della pompa collegata alla corrente, in grado di trattare 25.000 litri di acqua all’ora e alla posizione strategica del Seabin, i detriti vengono convogliati direttamente all’interno del dispositivo.
I rifiuti vengono catturatati all’interno del cestino, che può contenere fino a un massimo di 20kg, mentre l’acqua scorre attraverso la pompa e torna in mare.
È in grado di funzionare 24 ore al giorno rimuovendo molta più spazzatura di una persona dotata di una rete per la raccolta. Sebbene il dispositivo non possa essere utilizzato in mare aperto, perché richiede il collegamento elettrico, risulta straordinariamente efficace in aree come i porti poiché sono “punti di accumulo”, in cui convergono la maggior parte dei rifiuti in mare.
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